24 MAGGIO 2014
Spettacolo itinerante presentato da nontantoprecisi in collaborazione con Passepartout
Movimenti
L’idea
L’idea prende forma dal bisogno di confrontarsi con la situazione attuale in cui si trovano l’Aquila e i comuni toccati dal terremoto del 2009. Comuni disabitati in cui la cosiddetta “ricostruzione” sembrerebbe essere, da un lato, un tentativo di disarticolare il tessuto sociale e, dall’altro, di trasformare quei territori in musei fantasma del “come abitavamo”.
È come se si cercasse di ricostruire una città ex novo in cui i “vecchi” rapporti prendano “nuova” forma…
“Vorrei che tutto tornasse antico come prima”… Questa è la frase con cui, uno degli attori del gruppo teatrale nontantoprecisi, ha espresso la necessità di ricostruzione di una città come l’Aquila.
Un’affermazione che, se a prima vista sembrerebbe attestare la volontà che tutto torni come prima, in realtà nasconde una forte necessità di trasformazione. Il nostro lavoro di ricerca sul territorio, sul paesaggio, tra i vicoli e fra le antiche strade dell’Aquila, ha come obiettivo primario quello di aprire “finestre” su uno spazio-tempo che, partendo dalla valorizzazione della memoria, dia un risultato completamente diverso. Crediamo che attraverso la trasformazione dello sguardo sulla città e sul suo paesaggio, si possa arrivare a proporre una diversa gestione delle relazioni umane.
Tutto ciò, a partire dallo sguardo, dagli odori e dalle sensazioni a cui la segmentazione dei nostri corpi dà concretezza, attraversando i luoghi e il territorio stesso dell’Aquila. In effetti, per mezzo dei nostri strumenti di ricerca vogliamo interrogare gli edifici, le architetture, le strade e i vicoli per ascoltare quali nuove risposte e quali domande hanno da porci. In sostanza, noi crediamo profondamente che solo attraverso il mutamento del nostro stesso sguardo sulle cose di sempre e sulla propria memoria, l’umanità possa aprirsi nuove possibilità di esistenza nel territorio che abita.
Guardare il paesaggio per poter cambiare il mondo
Il nostro percorso di ricerca, fin qui seguito, ci ha permesso di sperimentare concretamente, attraverso i tre strumenti fondamentali del teatro “spazio-tempo-corpo”, la trasformazione dei luoghi, intesi sia in senso propriamente materiale, sia come luogo delle relazioni umane.
Infatti, crediamo che osservare le cose nella relazione che tra esse si genera, cogliere gli oggetti non singolarmente ma come prodotto del loro reciproco influenzarsi e in-formarsi, equivalga a trasformare lo spazio in un luogo. È così che tutto si anima agli occhi e il tempo sembra assumere il trascorrere di vicende vive, lasciandoci guidare solo dal richiamo delle cose e dal loro linguaggio. Insomma, come abbiamo già sperimentato in altri luoghi, vorremmo provare, anche a L’Aquila, a tradurre in nuovi ricordi le notizie che ci giungono dal suo passato: da quella memoria che sorge dai suoi abitanti, dagli incontri inaspettati e improvvisi, dalla memoria insita nelle variazioni di luce che disegnano le diverse prospettive del giorno nelle strade e sui muri delle case antiche, non più, o speriamo non ancora, abitate.
Con il patrocinio di: Regione Abruzzo; Città dell’Aquila; Comune di Roma; ASL RM E; Università dell’Aquila, Dipartimento di Scienze Umanistiche; Università di Perugia, Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione; Università “Sapienza” di Roma, Scuola di Specializzazione in Beni Demoetnoantropologici del Dipartimento di Storia Culture Religioni; Associazione Culturale “Controsguardi” di Perugia; Centro Studi di Tradizioni Popolari “Alfonso M. Di Nola”.